Del rosso svolto per cupidigia,
ne farò nuvole di cartapesta.
Dell’ebbrezza suffumigi violacei,
eruttanti dai vertici dei loro crani.
Quando la sera, una vorticosa
tempesta di sabbia, coprirà senza esitazione le membra
dissuase dal luccichio delle stelle,
sarà troppo tardi per rinnegarsi
Ma almeno la tempesta avrà sciolto
viziosi canti
E fino allo sfinimento sarò lì,
impassibile tra gli abiti di scena
E sciami di mosche, saranno mie compagne,
tra la putrescenza.
E. M