Se fossi stata apoetica,
avrei infarcito di roselline un canestro di vimini per il mio sposo, confetti e ghirlande speziate al suo altare,
e mani dipinte di hennè
sotto un candido velo.
Ma poichè la poesia mi è vicina,
posso solo donare un mutuo assenso
al perdurare della mia assenza dal mondo.
Non m’importa essere compresa.
Mi basta camminare in vaghezza;
certa che nessuno potrà
mai cambiarmi.
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